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| Difficoltà invernale : EE |
La mappa della passeggiata - puoi richiederla scrivendomi |
![]() Il sentiero e la Tofana |
Vederla da lontano, pensarla sotto alla neve e pensare che lì si arriva a oltre 3000m…. è un sogno. E’ la Tofana di Rozes. A mio parere il 3200 m più facile delle Dolomiti. L’avevo già fatta con la neve a ottobre 2007, ma ora la neve è molta di più e la sfida si fa diversa. Già 15 giorni prima comincio ad informarmi sulla situazione della strada che porta al rifugio Di Bona (2000 m), dove si arriva in macchina e da lì si parte. Era già sgombera dalla neve (grazie Claudio per l’importante info). |
Così convinco Cristiano a fare l’escursione (ma non è difficile, si convince da solo) e lui convince Lucia (ma anche lei non è da convincere, basta dirle che andiamo ….). Ormai, come è usuale, la partenza è di notte. E qui l’idea è stata importante: è stato essenziale fare la salita con la neve dura per non affondare, oltre che alla meraviglia di colori e luci che il primo mattino riserva. La giornata comincia così molto presto; l’appuntamento è per le cinque al rifugio Dibona in modo da iniziare a camminare alle cinque e mezzo. Tutto in perfetto orario. |
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Fin da subito abbiamo calzato le ghette e circa duecento metri più in alto mettiamo anche i ramponi; non che sia assolutamente necessario ma visto l’abbondante innevamento, visto che più in alto saranno indispensabili, tanto vale indossarli e tirare su diritti per la neve tralasciando il sentiero con tutti i suoi tornanti. La salita prosegue senza nessun intoppo, solo Cristiano accusa un po’ la partenza a freddo (sarà forse causa della nottata trascorsa in sacco a pelo in auto) e in un’ora ci ritroviamo al rifugio Giussani a goderci una meritata pausa e il calore del sole. |
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![]() Preparativi al Giussani |
Sapevamo che il giorno prima era scesa la neve ma non pensavamo così tanta; non c’era traccia del sentiero che attraverso la via normale porta alla cima. Poco male, conosciamo bene la via di salita e così testa bassa e via a batter pista. La formazione è quella consueta: Cristiano avanti, Lucia a seguire e il sottoscritto in coda a sparare foto. |
![]() Si sale ..... |
Una luce stupenda, un cielo blu terso e si ode solo il nostro fiato (pesante) che si fa via via più intenso man mano che ci alziamo di quota. Dai 2600 del Giussani si sale così, in fila indiana. Andiamo avanti in diagonale verso destra, rimanendo un po’ più larghi della via che avevo fatto nel 2007, con andatura abbastanza costante sotto il martello costante di Cristiano. La giornata ci regala sprazzi di sereno intervallati a passaggi nuvolosi anche abbastanza intensi, comunque il meteo aveva proclamato una giornata a nostro favore e con questa consapevolezza ci ritroviamo a percorrere la cresta di vetta, dove cambiamo direzione e procediamo a sinistra (verso est) con un vento tanto freddo da gelare le mandibole quanto intenso da alzare notevoli nubi di neve. Ci accorgiamo che dietro di noi ci sono tre scialpinisti, ma sono ancora molto bassi. |
Nel frattempo i bastoncini hanno lasciato il posto alle piccozze e alle otto e mezza siamo in cima. Purtroppo il vento intenso e i nuvoloni incombenti ci hanno fatto desistere dal rimanere in vetta; di conseguenza foto di rito e inizio della discesa. Ma lo spettacolo è impressionante. Tutte le altre vette sembrano più basse, e sembra davvero di essere sulla cima più alta di tutte. La croce è per un terzo sotto la neve, che si è accumulata in vetta con l’ultima nevicata a formare un triangolo isoscele. Pestarla fa impressione perché non si sa per quanto affonderà il piede ……. Ma va tutto bene. E’ un sogno |
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Altimetria (non si tiene conto di differenze di pressione e scostamenti dell'altimetro) e tempi della passeggiata
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Ci accorgiamo in discesa quanto importante sia salire e scendere presto quando ci sono queste condizioni. La neve sotto ai piedi forma uno zoccolo che costringe a ripetute battute con i bastoncini per liberare il rampone e ogni tanto succede anche qualche scivolone – sempre comunque controllato. Finalmente giunti nuovamente al rifugio Giussani ci sentiamo fuori da ogni difficoltà; non ci resta che mangiare qualcosa e fare una meritata lunga pausa (anche il meteo ormai volge al bello stabile). Ci godiamo anche la vista dei tre scialpinisti che nel frattempo stanno scendendo… che bello, un po’ di invidia per la loro velocità. Il resto della discesa è tranquillissima senza note particolari. Che dire ….. una delle più belle escursioni che abbia mai fatto. Un sogno di neve e vette appuntite che si è avverato ! Ringrazio Cristiano per avermi aiutato in modo sostanziale nella preparazione di questa relazione. Alla prossima, al Pizzocco (senza neve) |
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