Calendario DolomitiAcqua 2023

Il 2022 è stato un anno caratterizzato dal caldo torrido di un’estate senza acqua.
Ottimo spunto per dedicare il calendario Dolomiti 2023 all’acqua, dolomitica ovviamente. Ho cercato luoghi noti, meno noti e mi sono soffermato sui particolari, i flutti fluenti dell’acqua senza tralasciare le grandi cascate, come la Principe Umberto in Val di Piero. Tra l’altro proprio in questi giorni ho saputo che la cascata Principe Umberto in realtà si chiamava Principe Amedeo a fine 800.

E’ nata perciò questa idea, di legare la montagna a un elemento di mare, così importante, l’acqua!!

La stampa del calendario è sugli stessi livelli qualitativi degli anni scorsi, decisamente ottima. Sono 13 fogli in carta da 200gr/m2. Vi è anche uno spazio per scrivere come da mio clichè.

Il costo è di 10 euro a copia, mentre per 3 copie o più si scende a 9,5 euro a copia.

E’ possibile la consegna a mano, per evitare costi di spedizione. Contattatemi, sarò per motivi di lavoro in molte zone d’Italia prossimamente, Torino, Milano, Pesaro Urbino, Ferrara oltrechè in Veneto.

email per contatti: tom@passeggiando.it

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Nella neve in un anfiteatro di cime – la Val Canali

  • In una bella giornata di sole, il 20 marzo 2024, quando la neve è tanta già dai 2000m di quota, m’immagino di immergermi in un ambiente ricco di fascino, cime attorno a me e di affondare nella neve immerso nella luce.

E in quale ambiente poter trovare tutte queste condizioni?

Sicuramente le Dolomiti offrono molte location con queste caratteristiche, io ho scelto di andare in un luogo ben noto, la Val Canali, nel Gruppo delle Pale di San Martino.

Siamo nella seconda metà del mese di marzo; mi trovo già un problema. La strada che si inoltra nella Val Canali ddal Parcheggio del Cant del Gal è chiusa per lavori. Devo partire quindi dal Cant del Gal e farmi un buon chilometro in più sulla strada asfaltata.

Il bello dell’inverno è che o si è costantemente sul luogo e se ne conoscono bene le condizioni, oppure ogni vita è una sorpresa: non sapere da che quota si trova la neve, se nei primi tratti ci sarà ghiaccio e quanta neve trovare in quota! Parto equipaggiato di ciaspe, Arva, pala …. crema e occhiali da sole!!!!

Parto e dopo aver passato la sbarra della Val Canali comincio a vedere l’obiettivo. Ancora non so cosa mi aspetta su a 2000m, quanta neve …. molle, dura?

Vedo il grande anfiteatro della Val Canali

Cima del Coro, Cima dell'Alberghetto, Cima dell'Orsa

Alla mia sinistra lungo la strada forestale osservo la Fradusta che domina sul Vallon delle Lede

Nel frattempo mi accorgo che il sole si appoggia su Forcella d’Oltro; mi fermo scatto un po’ di foto. L’effetto è veramente suggestivo

Proseguo, oltrepasso il guado del torrente Canali che è in secca in quel punto e salgo verso il Rifugio Treviso. Collaudo così il nuovo tratto di sentiero che devia dall’iniziale zona che frana di continuo vicino al torrente. Fino ad ora non c’è neve. Fin qui lo immaginavo, oltre sarà una sorpresa. Continuo e nemmeno fino al Rifugio trovo neve. Non faccio a tempo a pensarlo che subito dopo la neve c’è ed è abbondante. Alla piazzola di atterraggio dell’elicottero indosso le ciaspe. Mi inoltro nel bosco e incrocio le tracce degli scialpinisti provenienti da Passo Canali.

Ravanando un po’ e forzando sulle racchette sui ripidi pendii esco dal bosco

Cerco così di capire quale traccia seguire, e mi dirigo verso il centro della valle. Trovo anche dei segni rossi che intuisco individuino la via di discesa degli Sci-Alpinisti. Seguo per un po’, però poi mi ricredo. Comincio ad essere dubbioso. Per ora la neve tiene, ma la giornata è meravigliosa, il percorso fin’ora era all’ombra, ma tra poco sarà al sole e tempo che la neve non terrà più e perciò non mi darà più la sicurezza in qualche traverso esposto e nei forti pendii.

Le slavine non mancano, un esile alberello fuoriesce da un cumulo di neve generatosi per una slavina

Salgo ancora e ogni tanto mi giro verso il fondo valle

Continuo a fatica a salire, la neve ora è fradicia e si affonda. Mi inserisco in un canalone che punta verso Passo Canali. Lo affronto stancamente, esco dal canalone e a quota 2000m mi sistemo. Sono le 13. Mi preparo una buca nella neve, per potermi sedere usando l’efficace cuscino gonfiabile, estraggo il fornello dallo zaino e mi preparo un risottino

Mi godo il sole, il silenzio, la luce incredibile che mi colpisce. Occhiali da sole e crema solare sono d’uopo.

Nel frattempo mi godo il panorama, e nel frattempo il cielo si offusca leggermente

Così, giusto per non farmi cogliere impreparato da un meteo imbronciato, dopo un po’ comincio la discesa. In effetti la neve ora molliccia rende più difficile del previsto la discesa.

Con calma scendo, senza creare problemi e a tardo pomeriggio giungo all’auto.

Una passeggiata tranquilla, ma che ricorderò per la meravigliosa cornice bianca e luminosissima che ho trovato nell’Alta Val Canali

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Feltre, ai piedi delle vette, scenari diurni e notturni

Feltre è una cittadina di passaggio, per me che vado tra le vette Dolomitiche.

Vi passo accanto alle ore più assurde, però capita anche di passarvi a ore diurne, e allora la curiosità mi fa fermare, per cercare qualche inquadratura che attragga il mio interesse.

Sono così rimasto colpito dalla prospettiva che si riesce a godere della vecchia rocca, affiancata da Serva e Col Nudo

Mi è piaciuta l’atmosfera che si respira alla Basilica di San Vittore e Corona

Nonostante la distanza, fanno bella impressione le cime delle Vette Feltrine che la proteggono dai venti del nord

Oltre alle bellezze naturali, Feltre abbina graziose architetture medio evali

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Il meglio di 15 anni di escursioni – Alba nell’immensità dell’Altopiano delle Pale

Quando penso a una escursione, che per qualche motivo è rimasta nella mia memoria, che mi crea emozione al ripensarla, la prima in assoluto è proprio questa che vi propongo di seguito, condotta tra il 11 e 12 giugno 2010

Uno dei miei sogni, quando si parla di montagna, è vedere l’alba dalla Fradusta 2939m quando l’altopiano delle Pale è ancora sommerso dalla neve. Appena ho potuto, prima del disgelo completo, ho organizzato una uscita di una notte. Sono partito poco dopo le 17,00 dal lavoro, arrivato al Cant del Gal verso le 19,15 sono partito poco dopo.

Il sentiero 709 era “umido”. Strano aggettivo, ma era proprio così, solcato da corsi d’acqua che si faceva spesso fatica ad evitare. Ciò era dovuto allo scioglimento giornaliero abbondante delle nevi, che così andava ad ingrossare i letti dei rii oltre ogni misura di contenimento. Acqua in basso, dopo poco la partenza, più in alto all’incirca nel tratto attrezzato …… In due canaloni vi era anche la presenza di neve, comunque bella dura e che quindi non presentava problemi nell’attraversamento. Per il resto il solito bel sentiero, conosciuto e già relazionato.

Il dislivello dalla partenza al rifugio Pradidali (tel. 043964180) è di circa 1100m che sono quantificati dalle tabelle standard CAI in 3 ore. Arrivo al rifugio Pradidali verso le 21,30. Qui ho mangiato e dormito al bivacco invernale.

Neve era presente da quota 2000m circa. Era sì fresco, ma non in modo eccessivo, e comunque al bivacco, perfettamente pulito, erano presenti delle coperte per coprirsi. E’ una notte senza luna, quindi poca luce anche per tentare qualche scatto.

Mi sveglio comunque molto presto, la strada non è molta ma la neve può complicare la situazione, e quindi meglio avvantaggiarsi. Prima delle 3 sono in movimento. GPS acceso perchè sicuramente mi sarà di aiuto. La prima parte è di traverso nel vallone del Rif. Pradidali lungo il sentiero 709, nel circuito dell’alta via N°. 2. Quando si deve cominciare a salire indosso i ramponi. Conosco la zona e ho già fatto questo tratto nel 2008. Con questi pendii con i ramponi è come avere una 4×4 con ruote chiodate 🙂

Procedo decisamente piano. Controllo continuamente la mia posizione sul GPS relativamente al sentiero, in modo da non allontanarmi. Tutto questo finchè supero anche il muro della seconda cascata. Da qui in poi si può procedere a vista. Sono già le 4 passate. Il vallone, con la Pala di San Martino e la cima Immink con la prima luce dell’aurora sono da fotografare. Non capiterà ancora …..

Poi riprendo …. verso le 4,30 scollino e arrivo sull’Altopiano delle Pale e poco dopo al Passo della Fradusta. Qui, per non cercare rischi, seguo il sentiero largo 708a, invece che salire per il ghiacciaio. Seguo il sentiero che avevo già fatto in gennaio e lo ricordo abbastanza bene.

La frontale è già spenta da un po’, la luce si fa sempre più viva e appare l’immensa distesa delle Pale con all’orizzonte le cime nord del gruppo che tanto adoro.

Sono esperienze da vivere, nel silenzio più assoluto che aiuta a concentrarsi nell’assaporare il roboante silenzio della montagna e l’immensità di questi spazi dove non c’è nessuno …. solo io …..

Cerco di darmi da fare per arrivare in tempo sulla cresta della Fradusta prima dell’alba. Qui la neve è meno solida che nel vallone che saliva dal Pradidali, e con mia somma sorpresa quando arrivo in cresta alla Fradusta mi trovo a sprofondare nella neve. Cerco allora di tenermi nella parte più settentrionale della cresta, meno battuta dal sole di giorno.

Salgo così ancora un po’. A 2800m mi fermo, il sole sta cominciando a fare capolino e così mi preparo. Il punto di vista è ottimale, non ho nulla che in breve raggio mi limiti la visuale.

Vista sull’immensità dell’Altopiano delle Pale all’alba del 12/6/2010

Così mi do’ da fare con le macchine fotografiche e cerco di fissare questi momenti sempre uguali e sempre così emozionanti e diversi.

Anche questa volta il primo raggio non mi scappa ! Non manca molto alla vetta, 150m, è lì davanti a me, ma la neve non mi piace. Si affonda troppo e inaspettatamente, più ritardo la discesa più rischio di “sprofondare” nella neve, e questa sensazione non mi piace. Insomma, per farla breve torno giù senza salire in vetta 🙁 In fondo, mi dico, ci sono stato altre tre volte almeno …..

La discesa è tranquilla, almeno me la prendo con calma. Più importante è uscire dall’altopiano visto che ho notato che la neve qui è meno affidabile di quella che troverò scendendo nel vallone verso il rifugio Pradidali.

Mi fermo alla prima delle cascate d’acqua che terminano il vallone e me la passo a guardare i giochi d’acqua nel ghiaccio e a fotografarli.

Da qui in poi la discesa è tranquilla e senza problemi. Il sentiero è ora libero dall’acqua ….. le nevi si scioglieranno durante la giornata e andranno a riempire i sentieri come la sera prima. Ma per ora mi sono già abbondantemente bagnato i piedi. Per questa escursione basta e avanza!

Trovo le prime persone verso le 8,45, e loro come i seguenti a guardarsi e chiedersi da dove arriva questo tizio a quest’ora …….

Che dire ….. sono esperienze che vanno provate per essere comprese a fondo !

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Calendario Dolomiti 2021

Quattordicesimo anno …. quando mi guardo indietro penso a tutte le escursioni, notti, vissute nelle Dolomiti., mi vengono i brividi!

Quante sensazioni, emozioni, che la foto congela per sempre!!

Anche quest’anno pubblico un calendario con le mie foto realizzate esclusivamente in Dolomiti nell’ultimo anno, come sintesi di quanto ho vissuto tra cime e valloni in questo ultimo periodo che ci ha visti bloccati in casa per tre mesi.

Copertina Calendario 2021
Omino spaccato al tramonto, in Passo Valbona – Catinaccio

Spesso le montagne sono le medesime, ma cerco sempre qualche connotazione diversa e la presenza di una nuova emozione.

Anche quest’anno il calendario è verticale, con dimensioni 30x43cm, su 13 fogli (un foglio per mese)! Grammatura 200g/m2

E’ una edizione limitata. Il costo è contenuto a 8 euro. Per chi è interessato a un numero maggiore di 3 copie c’è qualche sconticino.

Volentieri lo consegno a mano per chi è della zona tra Venezia e Ferrara, a volte trovo il modo di essere presente anche in zona Treviso.

Ci si può sentire, giro parecchio per lavoro e magari si trova un punto di incontro ed evitare 10 euro di spedizione!!

Di seguito riporto le foto del calendario, che è la parte che più interessa!!

Per informazioni e ordinarlo mi potete scrivere: tom@passeggiando.it

Dolomiti 2021

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Escursione alla Pala di Mesdì 2758m, nel gruppo del Catinaccio

La cima della Pala di Mesdì
  • Partenza: abitato di Muncion 1500m
  • Dislivello complessivo 1400m
  • Tempo necessario: 8 ore senza soste
  • Attrezzatura: caschetto, imbrago
  • Acqua: poca alla base delle Scalette
  • Difficoltà: EEA

Si parte

Parto dall’abitato di Muncion, in un’epoca in cui i pulmini che trasportano le persone a Gardeccia non sono più disponibili per disposizioni comunali.

Seguo la strada asfaltata fino a Gardeccia 1946m, tempo necessario circa un’ora con buon passo.

Da qui prendo il sentiero 583 delle Scalette, che tante volte ho già percorso. Questo sentiero attraverso la base dei Dirupi del Larsech da ovest a est, per circa 40 minuti senza quasi alzarsi di quota.

Un caratteristico anfratto lungo il sentiero

Si arriva quasi alla base della salita che porta al Passo delle Scalette.

Fino a qualche tempo fa c’era una comoda traccia che portava alla base della salita. Ora questa traccia ha avuto continui smottamenti nel tempo, non è più stata manutenuta ed è stato creato un percorso attrezzato alla base delle rocce, che andrebbe affrontato con adeguata attrezzatura (caschetto e imbrago). Si passa di traverso la base delle rocce, tenendosi alle corde e utilizzando anche dei ferri a U predisposti. Il tratto attrezzato ha uno sviluppo di 60-70m, quindi in 10 m si può completare il passaggio.

Inizia quindi il tratto di salita lungo i vari sfasciumi della gola. Dopo un primissimo tratto in salita, si scende di pochi metri per riprendere la salita seguendo la traccia che tende a sinistra. Spesso in questo tratto a fine primavera si trovano tratti di neve. Si prosegue, si sale qualche tratto comodo di I° grado e a quota circa 2300m si trova un successivo tratto attrezzato, che inizia con alcuni gradini e poi piega in modo trasversale a destra.

L’ultimo tratto attrezzato delle Scalette

Arrivo al Passo delle Scalette

Dopo un centinaio di metri di dislivello su pendio consistente si scollina al Passo delle Scalette a 2348m. Qui si apre la bellissima Busa di Larsech, pianoro verdeggiante che si adagia tra i Dirupi di Larsech e i lunghi crinali della Cima Scalieret e Larsech.

Riprendo la marcia in direzione ovest, ai piedi dei ghiaioni dei Dirupi e verso il P.so delle Pope guardandomi in giro e ascoltando se sento qualche verso di marmotta e su questo tratto in piano rilasso un po’ i muscoli.

La Busa di Larsech

Dopo un primo tratto in salita si trova una nuova radura costellata di blocchi di roccia e qualche chiazza verdeggiante, dove si notano dei vecchi pali di legno. Al limitare superiore del pianoro parte evidente una traccia che sale in direzione sud-est verso la Pala.

Parto per la vetta

La traccia si inerpica con buon pendio, e si è subito a lato di una ampia parete. Si rimane piuttosto vicini a questa parete, circa a metà insiste un canalone franoso, probabilmente diventa lo scolo delle acque durante le piogge, che taglia la traccia e rende infido il prosieguo.

Verso la Cima della Pala

Si tiene la destra sotto le rocce, si sale un salto di roccia e si continua liberamente su terreno friabile e instabile. Dopo poco si arriva al termine di questa muraglia di roccia, laddove vi è il bivio con il sentiero del Bepo de Medil, che arriva da Gardeccia.

Si continua per chiara traccia tenendo la destra di un grande masso, lo si aggira così e si rientra verso sinistra, laddove vi è la linea di congiunzione di due grandi canaloni, e una piccola cresta che li unisce. Il terreno è friabile e infido, con attenzione si scende alla crestina di congiungimento dei due canali. Qui si presenta un salto di roccia di un paio di metri, ben appigliato. Lo si supera in salita piegando leggermente a destra, mentre dopo la traccia sempre su terreno friabile piega inaspettatamente a sinistra su dei salti in salita, qualche flebile segno rosso e sopra un ometto di pietra segnano il percorso. A questo punto la traccia piega a destra, su un punto in leggera esposizione, ma arrivati fin qui non desterà preoccupazione e quindi si inerpica direttamente verso la cima. Si passa sulla destra di un’altro enorme masso che contraddistingue il percorso, poi si arriva su un’anticima, appoggiata sulla sinistra a un muretto di roccia. Ora si vede la cima con la caratteristica croce di legno.

Da destra, la Pala di Mesdì e il Grande Cront, con la traccia di salita alla Pala
Da destra, la Pala di Mesdì con il tracciato di salita e il Grande Cront

Si segue la stretta traccia lasciando a sinistra il muretto di roccia, si superano altri massi posti a protezione di chi vorrà rimanere in quota e si arriva alla superba cima. Da qui si può godere di un impareggiabile panorama, fatto di guglie e vertiginosi precipizi.

La croce di vetta è ancora realizzata con i vecchi legni del 1930, portati quassù da Don Tita Soraruf, in onore dei caduti di tutte le guerre.

Don Tita Soraruf

Essere in vetta

In vetta alla Pala di mesdì

Dopo essermi goduto il panorama rientro per il medesimo percorso. Alla base del sentiero, in corrispondenza del pianoro circa a 2500m, seguo la traccia che porta al Passo delle Pope 2720m.

Da qui prendo il sentiero Don Guido e scendo verso il Rifugio Vajolet.

Dal Passo delle Pope, veduta sulla Valle del Vajolet

Il Don Guido è un sentiero non ufficiale CAI, ma abbastanza frequentato, visto che consente di realizzare un bel giro ad anello tra Rifugio Vajolet e Cima Scalieret.

E’ un sentiero con forte pendio, su tratti di roccia, direi adeguato per escursionisti esperti. Scende a zig zag per poi piegare verso sud sui 2350m, un ultimo tratto di canalino su roccia infido e quindi guadando il torrente si perviene al Rifugio Vajolet 2245m.

A questo punto per comodo sentiero 546 si perviene a Gardeccia e qui completo l’ultima ora in discesa verso Muncion.

Commenti? Osservate le immagini, parlano da sole 😊

Alla prossima!!

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Cima della Busazza 2893m – Gruppo della Civetta

Partenza: Val Corpassa, Capanna Trieste 1135m
Arrivo: Cima della Busazza 2893m
Dislivello: 1800m
Difficoltà: alcuni passaggi di I° grado e un passaggio di II-
Dotazione: escursionistica

Obiettivo il cocuzzolo in alto a sinistra, Cima della Busazza
La Cima della Busazza dalla Capanna Trieste

Vi racconto quella che per motivi diversi è stata la mia incompiuta del 2009 … e portata a compimento nel 2019!

Già ci avevo provato in dicembre 2008 e in estate 2009 due volte. La prima volta in luglio, con un calcolo un po’ tirato e soprattutto pensando di andare a farvi il tramonto. Però il meteo me lo aveva sconsigliato una volta arrivato al Van delle Sasse. Una seconda volta ci ho provato in agosto, e questa volta tutto poteva andare bene …… ma non sono riuscito a rimanere nei tempi prefissati per il ritorno.

Questo giro l’ho sempre impostato da Capanna Trieste, notissimo bar posto a quota 1135m, situato alla fine della Val Corpassa.

Dalla Capanna Trieste e per circa 500m di dislivello si segue la strada forestale che porta sui Piani di Pelsa e al rifugio Vazzoler. E’ una strada per nulla riparata, d’estate si rimane sotto il sol leone fino a quota 1600m e si suda assai, anche se il pendio è agevole.

L’acqua qui è abbondante, si incrocia un torrente prima a 1300m di quota e poi più avanti dopo il bivio tra i sentieri che portano al Van delle Sasse e al Vazzoler. Il primo torrente passa su un ponticello di ferro con corri mano. Qui comincia la salita con una serie di tornanti e un pendio mai elevato. La stradina comunque prosegue fino a quota 1900m circa. Poco prima del guado del secondo torrente c’è il bivio che porta al Van delle Sasse. Qui si lascia la strada forestale e si va a destra. Il sentiero diventa stretto e avanza in mezzo agli alberi. Dopo poco si arriva sotto alla Torre Trieste. Il sentiero non presenta difficoltà, ma ricordo bene che proprio qui in questa zona è scomparso 14 anni fa un giovane di 28 anni. Sempre attenzione quindi.

Da sotto la Torre Trieste si gode della visuale su tutta la Val Corpassa e che si allunga fino all’Agner. Ora il sentiero scende per una trentina di metri, poi riprende in leggera salita. Dopo qualche minuto si comincia la salita vera fino al Van delle Sasse. Da ora il sentiero sale inesorabile, facile, senza difficoltà alpinistiche, ma con buona pendenza. A quota 2000m si arriva ad un piccolo pianoro, neanche il tempo di prendere il fiato che si riparte su salita con ghiaino. Qui mancano ancora 400m al Van. Ora il sentiero va in direzione nord, sempre con buona pendenza. Arrivo in 3h circa al Van delle Sasse da Capanna Trieste. Qui si va a sinistra per i lastroni e si fiancheggia la base della Busazza. Sembra un attimo breve, ma invece il tempo passa inesorabile. Si gira la base della Busazza e ci si ripresenta sul versante sud, che è da salire su terreno scivoloso, della serie un passo avanti e due indietro.

Qui si perde completamente il sentiero. A destra non si può salire, rimangono due canali a sinistra: è da prendere quello ripreso in foto che presenta dei passaggi di primo grado su un primo pendio, seguito da un breve tratto di sfasciumi, quindi un muretto di secondo che si risolve più facilmente affrontandolo sulla paretina di destra.
A questo punto si piega a destra, si traversa un colatoio, si sale un primo risalto di I° e quindi un successivo sempre sul I°. Si sale sulla destra ancora e poi gradatamente si piega verso ovest seguendo gli ometti sempre presenti. Il percorso disegna quasi una S partendo dalla base della Busazza. Ci si allunga ora verso la alta parete ovest, sempre per sfasciumi ci si alza sul suo bordo occidentale e per brevi salti si perviene alla agognata cima a 2893m.

La Cima è molto spaziosa e si allunga per una cinquantina di metri con due ometti di pietra presenti appena arrivati. Doveva esservi un libro di vetta ma non l’ho trovato

La discesa si fa velocemente. Con attenzione fino al basamento della Busazza, dove l’abbondanza di ometti e una traccia nel ghiaino fa scendere più sotto della traccia corretta. Così capita come a me, che mi sono ritrovato più basso, in un punto che chiaramente non avevo percorso all’andata e quindi sono risalito con fatica. Arrivati alla base della Busazza i problemi sono terminati, si rientra al Van delle Sasse e si rriprende il percorso di salita, ove gli 800 m di dislivello fino alla strada forestale si possono percorrere in non più di un’ora, per il sentiero che si lascia percorrere in velocità. La cosa più fastidiosa nella discesa sono quei 30m di salita sotto alla Torre Trieste, che dopo aver fatto già tanta salita e discesa un po’ disturbano.

Per il resto la strada forestale è più una noia, è la parte di sentiero che meno mi piace.



Rientrati a Capanna Trieste si può guardare la Cima della Busazza, dove si era fino a 3 ore prima 😊

Il percorso con la sua traccia GPS

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Calendario Dolomiti 2020

Tredicesimo anno …. quando mi guardo indietro penso a tutte le escursioni, notti, vissute nelle Dolomiti.

Anche quest’anno pubblico un calendario con le mie foto dell’ultimo anno, come sintesi di quanto ho vissuto tre cime e valloni.

Spesso le montagne sono le medesime, ma cerco sempre qualche connotazione diversa e la presenza di una nuova emozione.

Anche quest’anno il calendario è verticale, con dimensioni 29x43cm, su 13 fogli! Grammatura 200g/m2

E’ una edizione limitata. Il costo è contenuto a 8 euro.

Volentieri lo consegno a mano per chi è della zona tra Venezia e Ferrara, a volte trovo il modo di essere presente anche in zona Treviso.

Ci si può sentire, giro parecchio per lavoro e magari si trova un punto di incontro ed evitare 10 euro di spedizione!!

Di seguito riporto le pagine del calendario complete del datario, per chi lo utilizza anche … per scrivere i propri appuntamenti!!

Per informazioni mi potete scrivere: tom@passeggiando.it

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Invernale alla Manstorna

Siamo al 7 gennaio. La stagione è perciò senza dubbio quella invernale, nella pratica non si capisce bene. Quest’anno la neve è scesa in minima misura. Se ne trova solamente sopra i 2200m in versante sud. E’ un periodo ancora buono per tentare cime di alta quota, visto che i sentieri sono nella parte bassa liberi dalla neve, e in quota la neve risulta poca e fortunatamente ghiacciata. Camminare anche in alta quota è possibile solo con l’ausilio dei ramponi.

Rif Treviso

Rifugio Treviso

L’idea in questa giornata è salire la Manstorna, 2816m, cima che domina sulla Val Canali, nel settore centrale delle Pale di San Martino. Verrà con me Stefano. 

La partenza: si arriva in auto dal Primiero o da Passo Cereda, circa a metà tra il Passo Cereda e Transacqua si imbocca la strada asfaltata della Val Canali. Qui arrivati al Cant del Gal si prosegue a destra per 1,3 km fino alla sbarra a 1300m . Qui si parcheggia.

Partiamo tranquilli, la strada è lunga. Il dislivello complessivo è 1600m. Il primo pezzo fino al torrente è una strada sterrata, un po’ noiosa che ci conduce fino al Pian delle Lede a 1400m.

Riflesso sul ghiaccio

Riflesso sul ghiaccio

Qui sorpassiamo il torrente ghiacciato e proseguiamo lungo il sentiero 707 per il Rifugio Treviso. Ancora per poco si è su strada sterrata, si costeggia la sinistra orografica del torrente per 10 minuti e poi si entra nel sentiero nel bosco. Si sale per tornanti successivi. Sono circa una decina e permettono di arrivare con poca fatica ai 1630m del Rifugio Treviso (Tel. 0439 62311). Qui facciamo una pausa e ci togliamo gli indumenti più pesanti che ci siamo tenuti per questa prima parte di percorso, dove la temperatura era di -11°C. Dopo poco riprendiamo il percorso; la prossima tappa sarà il Passo Canali a 2470m. Il sentiero è una lunga e dolce salita. Dobbiamo salire di quota fino alla testata della valle e poi continuare verso nord in direzione del Passo. 

Il primo tratto è ancora in mezzo al bosco. Si continua prima in falsopiano su uno stretto sentiero, si passa per lo spiazzo dove atterra l’elicottero d’emergenza, e quindi si comincia la salita. Si esce dal bosco e si passa per un colatoio dove la traccia si fa per poco labile, ma anche se si resta più sotto poi la si riprende facilmente. Tutto il sentiero è evidente fino a Passo Canali, e la poca neve facilita in ciò. A 1800m si piega sulla destra e si salgono alcuni comodi gradoni incastrati fra la roccia. Si sale così su un terrazzo ove si procede in direzione est. Si passa sotto a Punta Anna, che guardandola da sotto mi fa sempre impressione: questa cima sembra cadere a strapiombo sul sentiero e ogni volta la guardo con circospezione; si attraversa qualche ulteriore colatoio dove si salta di masso in masso sempre con facilità. A 2150m si incrocia il bivio per la Ferrata Fiamme Gialle che conduce ai piedi della Croda Granda. Si procede a sinistra sempre in leggera salita. Attorno ai 2200m incontriamo la prima neve ghiacciata e poco dopo, con sorpresa, incrociamo quattro belle pernici variabili. L’occasione è ghiotta per qualche foto a questi bellissimi volatili. Continuiamo e ai piedi della Cima dell’Orsa decidiamo di indossare i ramponi; ci attende un traverso che ci porta su delle roccette e la neve è ghiacciata. Passiamo questo tratto con circospezione, la traccia è stretta. Subito dopo si entra nel canalone che conduce diretti al Passo e che risulta essere la via normale di salita quando c’è molta neve.
Ancora una rampa in salita e si arriva al Passo Canali. 

Val Canali

Val Canali

cresta di vetta

cresta di vetta

Qui mi guardo in giro, il panorama è sempre avvincente: di fronte la forcella alta del ghiacciaio, a destra le Buse e in lontananza la Civetta. Qui valutiamo il da farsi. Dirimpetto a noi, sulle creste che delimitano le Buse Alte, intravvedo una persona. Andiamo. Questa persona scompare dalla nostra vista. Ho l’impressione che sia andata verso la forcella delle Buse Alte. Si scende di una cinquantina di metri, per poi risalire. A questo punto si va alla cima della Manstorna. Vista la presenza della neve, e anche piuttosto dura, riusciamo a mantenere una traiettoria di traverso alla Manstorna senza perdere quota, buona cosa!
Riusciamo così a passare sotto alla Manstorna e a portarci sul suo versante ovest da dove è più facile risalirla. Quindi appena possibile la prendiamo in salita e affrontiamo le ultime rampe che ci portano in vetta. La vetta è particolare, è fatta a forma di cratere, con una sottile cresta che corre attorno per buona parte.
La giornata è fredda, ma soprattutto molto ventosa. Non si resiste a lungo, perciò decido di rientrare senza aspettare il tramonto. Per la discesa scelgo una strada diversa fino al Passo. Si scende il primo tratto e quando ci troviamo nel vallone che sostiene la Cima dei Lastei e la Manstorna prendiamo in direzione nord una traccia che ci porta in un canalone che ci permetterà di evitare un bel tratto di strada. Il canalone è ripido, in parte ghiacciato. Dobbiamo cercare di evitare i tratti più ripidi e i salti deviando leggermente. Io mi diverto, un po’ meno Stefano 🙂 . Impieghiamo dei buoni 25 minuti per aver ragione del canalone e raggiungere le tracce dell’andata. A questo punto il rientro continua senza problemi. Ciò che più ci impegna è la ricerca del miglior punto ove osservare il tramonto. In questo periodo so che la Val Canali riserva dei spettacoli eccezionali. Vedere le foto per credere!

Dopo il tramonto si riprende la discesa e arriviamo all’auto dopo aver acceso la pila frontale, soddisfatti di questa bellissima ascesa!

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Da Andalo al Rifugio Pedrotti alla Tosa

Segnaletica al parcheggio Valbiole

Quello che presento è un lungo percorso, che dal parcheggio di Valbiole 1193m, a cui si arriva da Andalo, permette di entrare nel cuore delle Dolomiti di Brenta, al Rifugio Pedrotti 2491m.

Dislivello : 1400m
Difficoltà : EE per la lunghezza del percorso
Dotazione : normale da escursionismo
Tempo di salita : 4h 30′

Da Andalo si segue la strada che porta al parcheggio di Valbiole da dove parte la strada (non percorribile dai non autorizzati) per il Rifugio “La Montanara”, una delle più belle terrazze panoramiche sulle Dolomiti di Brenta.

Rifugio Brenta

Partiti dal parcheggio si segue la strada, asfaltata pure, per 15 minuti circa, fino alla Baita Pineta 1304m. Qui si prende decisamente a sinistra, con ottima indicazione dei segnavia che indicano 4h per il rifugio Pedrotti. Ora la strada diventa sterrata ma sempre larga e percorribilissima. Altri 20 minuti circa e si perviene al Rifugio Brenta posto a quota 1367m. Qui si incrocia anche la seggiovia che conduce al Rifugio “La Montanara” .

Sentiero per il Rif. Croz dell’Altissimo

Si entra ora nel bosco e finalmente in un sentiero, il 340, degno di questo nome. Si resta per quasi un’ora in quota, con pendio sempre dolce ora in salita ora in discesa. Dopo una prima parte nel bosco, si esce e si cammina ai piedi della parete del Croz dell’Altissimo, su un sentiero largo, con precipizio verso valle, tanto che spesso delle corde lo delimitano verso valle. Per coloro che soffrono in modo acuto di vertigini forse non è un sentiero indicato.

Interno Rifugio Croz dell’Altissimo

A parte questa postilla, il percorso è spettacolare. Si arriva al rif. Croz dell’Altissimo 1450m ancora tra gli alberi. Il rifugio è gradevole, non troppo grande. Vi si arriva anche da Molveno, attraverso una strada riservata al gestore.

 

 

 

Rifugio Selvata

Si prosegue ora per 40min attraversando la valle verso il Rif. della Selvata 1657m. In questo percorso si trovano alcuni tratti di corda e alcuni ponticelli di legno che aiutano a superare dei tratti scivolosi. Ci si proietta nel Pian della Selvata poco prima di arrivare al rifugio omonimo. Il Rifugio offre un impatto davvero ospitale, aperto su una radura soleggiata con tavolini e i bimbi trovano il modo di giocare.

Baito del Massodi e Brenta Alta

Si riparte velocemente, il sentiero si sviluppa con continui zig-zag, sempre ben indicato. Verso la fine della salita prima di arrivare al Baito del Massodi a 1986m si incrociano dei ruscelli ove abbeverarsi o per lo meno fare rifornimento d’acqua. A quota 1950m si scollina e si presenta il Baito, in una bella radura, verdeggiante e riposante, proprio l’ideale per una pausa. Si riprende, si superano due successivi pendii fino ad arrivare ad un’altra conca che proietta verso il rifugio Pedrotti.

Rifugi Tosa e Pedrotti

Lo si vede in distanza, sembra di essere già arrivati, ma manca ancora parecchio. Dopo un breve tratto in falsopiano il sentiero sale a zig-zag fino ad arrivare ai piedi del costone di roccia su cui poggia il Rifugio. Lo si prende da sinistra, si cammina a tratti di traverso al pendio su roccia, ponendo attenzione si esce prima all’altezza del vecchio Rifugio Tosa e poi al cospetto del Pedrotti e della Cima Brenta Bassa che lo sovrasta.

Notturno con nuvole da Bocca di Brenta

Raggiunta la meta a questo punto si può allungare di 15 minuti il cammino e arrivare alla Bocca di Brenta 2552m, dalla quale ammirare il panorama della Val Brenta Alta e intravvedere il Rifugio Brentei.

 

 

 

Campanile Basso di Brenta all’alba con una colorazione inusuale

L’idea a questo punto è di prolungare il cammino fino al Campanile Basso di Brenta lungo il sentiero 303. Dalla Bocca di Brenta si scende di una decina di metri e poi si prende a sinistra una traccia nella ghiaia che scende nel vallone, tagliando così una parte di sentiero. Tra sfasciumi vari, in parte liberamente e in parte seguendo qualche traccia si perviene al sentiero 303 che scende dal Pedrotti. Prosegue di traverso in un leggero sali e scendi, fino a portarsi ai piedi del Campanile Basso in circa 30 minuti. Poco oltre il bivio tra il sentiero Spellini e il sentiero Orsi, sempre liberamente, si prende il pendio a destra che scende tra prati verso il Baito del Massodi. Si arriva quindi a prendere il sentiero 319 circa a quota 2150m e a questo punto si torna al punto di partenza per la medesima strada seguita all’andata.

Con questa divagazione si apprezza meglio questa zona delle Dolomiti di Brenta, senza per altro affaticarsi. Un piccolo giro ad anello ai piedi delle Cime di Brenta.

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